LA PIZZA

La pandemia ci ha messo di fronte ad una realtà che abbiamo ignorato per mezzo secolo: come si difende la salute di noi cittadini. Abbiamo pensato che il welfare state, il Servizio Sanitario Nazionale, fossero sufficienti a prevenire e guarire ogni malanno. A garantire la difesa della nostra salute. Ci siamo convinti che il consumo indiscriminato di ogni cibo rispondeva ad un nostro diritto di procurare piacere e soddisfare il nostro gusto. La diffusione del benessere, l’esplosione della pubblicità e i nuovi stili di vita dettati dal consumismo hanno ridotto la nostra capacità di selezionare ciò che fa bene da quello che fa male alla salute. Abbiamo dimenticato che “siamo quello che mangiamo”. E per questa strada abbiamo smontato e distrutto, giorno dopo giorno, le nostre difese immunitarie. Dobbiamo tornare alle radici, raccontare un cibo democratico come la pizza: in fondo, è questo il segreto della sua universalità, si prepara molto facilmente e lascia molta libertà nella scelta degli ingredienti, ma se alla parola “pizza” si sostituisce “pizza napoletana”, allora il discorso è diverso. I suoi ingredienti di base sono due: la mozzarella e il pomodoro: tutti ingredienti ad alto tasso di “napoletanità” che, sapientemente lavorati e impiegati, hanno fatto della “pizza napoletana” qualcosa di unico. La pizza est un sentiment savoureux che seduce chi la mangia e lo pervade di una infinita sensualità. Tutto ciò, naturalmente, si riferisce alla pizza napoletana nella quale è presente la genuinità di una cultura alimentare popolare e nel contempo raffinata, insieme “Il Gusto e il Piacere” come il libro di Raffaele Sacchi, Fabrizio Mangoni Raffaele Aragona.