L’EDITORE

Sono nata a Napoli, mi mancano il mare e il caffè ristretto, fumante, bollente fatto con l’acqua del Serino.
Il 9 Febbraio 1970 mi sono trasferita a Roma, per amore.

Nella mia prima vita facevo l’architetto, partecipavo a concorsi, pianificavo parti di città, insegnavo urbanistica ai giovani dell’Università La Sapienza.

Poi, a metà degli anni Ottanta, in un pomeriggio milanese un’amica mi invita a prendere un the e con lei c’era la vedova di Gianni Bosio, di cui conoscevo la storia e l’importanza che ha avuto per la cultura del Partito Socialista.
Così mi intrigai e ascoltai con grande partecipazione la storia che la vedova raccontava e il suo rammarico per la chiusura della casa editrice Edizioni del Gallo.
Era una signora gentile che aveva negli occhi una grande vivacità ma anche tanta tristezza.

Fondata a Milano agli inizi degli anni ’60 da un gruppo d’intellettuali, prevalentemente socialisti, raccolti intorno a Gianni Bosio, editava quindici collane con analisi delle radici e delle forme, dei processi e delle culture del mondo popolare e del movimento operaio. Dopo quasi un decennio di intensa attività la casa editrice fu chiusa a causa delle travagliate vicende della sinistra e le crescenti difficoltà economiche.

Mi prese le mani e mi chiese se avessi potuto ridare vita al lavoro di Gianni. Non so perché lo fece, non ci conoscevamo e non so perché io accettai. Non sapevo nulla di editoria! A volte la vita ti guida verso strade sconosciute…

Fu così che, nel 1988, ho cominciato un nuovo lavoro, rinnovando il logo e l’immagine con il prezioso aiuto di Sergio Ruffolo e iniziando a pubblicare libri legati alla politica e non solo. Quattro collane per raccogliere i sussurri e le grida, i fatti e i misfatti che salivano dalla società civile che si apprestava a vivere il passaggio al XXI secolo.

Un lavoro appassionante, creativo ma anche molto difficile: imparare a capire un libro alla prima lettura, come promuoverlo e, innanzi tutto, come fare a venderlo.
Ero conscia delle difficoltà in cui versava l’editoria e, contemporaneamente, consapevole dell’importanza della comunicazione quindi feci dei libri dei contenitori di pubblicità senza che questa interferisse né entrasse nel testo.

Così le “quarte di copertina” raccontavano i torroncini siciliani di Condorelli o i lavabiancheria di Dixan. Arginavo così la costante precarietà finanziaria. E i lettori non si scandalizzarono come invece fece qualche ben pensante! Io tiravo dritto per la mia strada vivendo le tensioni delle uscite in libreria ma anche gratificata dalle conversazioni con gli autori e con quanti erano solidali con il progetto della casa editrice.

Ho conosciuto persone straordinarie come Antonio Ghirelli, a cui mi ha legato una profonda amicizia, e ho scoperto che tanti amici insospettabili avevano un libro nel cassetto con il desiderio di pubblicarlo.
E poi tanti giovani che oggi sono diventati famosi.
Per aprire il conto in banca e avere il mitico “scoperto” ho messo a garanzia la mia casa ma le cose andavano bene, avevo trovato la mission della mia nicchia. Lavoravo di giorno come architetto e la sera fino a tardi come editore.
Era una vita dura ma la forza della giovinezza e la passione non mi stancavano. Gabriele, mio figlio, è cresciuto con l’odore della carta stampata tra dattiloscritti, copertine e presentazioni.
Quella più memorabile fu al teatro Sistina, dove festeggiammo l’uscita dei Sonetti di Antonello Trombadori (avevo trascorso un’intera estate a casa sua a Roma a correggere le bozze).

Il teatro era strapieno, tantissimi i suoi amici, come Luigi Magni che aveva curato la regia della serata, ma anche tanta gente che lo amava senza conoscerlo personalmente. Amava quel suo ghigno, quella sua straordinaria intelligenza, quelle sue battute argute, quel suo essere un personaggio politico di alto spessore. Abbiamo mantenuto una bella amicizia, conversazioni interessanti nella sua casa in Prati, pomeriggi pieni di memoria ma anche di futuro.
Ho sofferto alla sua perdita e lo porto nel cuore: la realtà di oggi mi riporta a quel ragionare pieno di sapere.

Ho imparato tanto dai “miei” autori, ho imparato a leggere, a correggere, a ragionare sull’attualità e non solo. Poi è arrivata Tangentopoli, la banca mi ha chiesto di rientrare del mio debito in ventiquattr’ore: ci scusi signora ma lei si chiama Cusani…

È finita così, velocemente come era nata.
Ma mi è rimasto un bagaglio importante e un nuovo mestiere, lo story-editor. Questa volta per il cinema e la Tv.
Ho scritto tanti progetti tra cui L’amore malato, una trilogia a cui ancora oggi tengo moltissimo ma che, purtroppo, non si è realizzata.
Interminabili riunioni, di gelati d’inverno e di tante risate… A CAPO.
Ho avuto una vita fortunata!

E stasera sono qui… come il verso di quella canzone di Luigi Tenco…

Fabrizia Cusani Editor (pagina in costruzione)

I libri scritti da Fabrizia Cusani